Pubblichiamo un commento di Fulvia Galli della Loggia, presidente dell’Associazione Lo Sguardo e la Voce, sulla dichiarazione ai giudici della vittima del Foro Italico di Palermo riportata dal Corriere del 24 agosto 2023.
Dichiarazione ai giudici della vittima del Foro Italico di Palermo riportata dal Corriere del 24 agosto 2023:
NON VORREI CHE NE AVESSE DELLE CONSEGUENZE, PER QUANTO MI ABBIA FERITA. D’ALTRA PARTE, MI RIPETO CHE STO FACENDO BENE A PROCEDERE CONTRO ANGELO [Flores il ragazzo che a quanto pare dalle dichiarazioni, ha organizzato e filmato lo stupro] PERCHE’ HO IL TIMORE CHE POSSA FARE AD ALTRE RAGAZZE, MAGARI PIU’ FRAGILI, QUANTO HA FATTO A ME…
Cosa porta un esser umano a dichiararsi, ma soprattutto a “sentirsi” dispiaciuto e in parte anche a disagio nel mettere a rischio il proprio aguzzino?
Ma cosa porta una donna a percepirsi sempre e comunque, in una nascosta e inabissata parte di sé, spesso e volentieri responsabile delle molestie, delle violenze di cui è vittima? A non sentirsi, di
fatto, mai vittima del tutto, ma sempre e comunque inconsciamente co-responsabile?
Cosa porta una donna giovane, nata e cresciuta nel 21esimo secolo, a mantenere questa coscienza sempre non del tutto pulita, a dubitare oltre ogni ragionevole dubbio, oltre ogni ragionamento
razionale che poi di fatto, non si può mai essere certi che in fondo in fondo qualche responsabilità non sia anche mia….
Maledetta educazione all’insicurezza femminile.
La ereditiamo da secoli, la ritroviamo nascosta sotto strati di femminismo, di modernismo, pronta a insinuare i suoi fumi mefitici che tutto offuscano, che creano ombre e incertezze anche dove
tutto è chiaro alla luce del sole.
Si dice che le donne siano le più sensibili all’introspezione psicoanalitica, la nuova scienza del 900 ne ha riempito libri e scaffali, ne ha fatto teorie e un mucchio di soldi… Ma oggi, alla luce dei fatti di Palermo e alle dichiarazioni della vittima mi chiedo a cosa ha portato tutta questa acclamata e lodata sensibilità e propensione alla riflessione interiore? Forse solo a continuare a sentirci insicure perfino di noi stesse, a mettere in dubbio, quasi sempre, il nostro sentire, a mettere davanti più l’altro che noi stesse. A farci carico della debolezza dell’uomo sentendoci più forti, più in grado di sopportare, nel cuore, nel corpo e nella psiche angherie e soprusi nati dalla fragilità dell’uomo. A farci carico e responsabili di una diversità e inversione di forza. La maggiore forza fisica non batte la nostra vera o presunta resistenza e resilienza interiore. Resilienza, ancora una parola che con il femminile da diversi anni ha molto a che fare. Le donne sono più resilienti, più portate a trasformare, più in grado di modificare alchemicamente i vissuti, più propense al perdono, altra parola magica dell’atmosfera femminile.
Allora forse è arrivato il momento di agire. Cominciamo a cambiare le parole, cominciamo ad avere un tono ed un atteggiamento più assertivo. Rieduchiamoci ad un sentire più civilmente responsabile. Inseriamo nel nostro profondo una nuova morale del bene e del male che vada oltre il genere che non ci porti più a vacillare e a dubitare.